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Gli italiani digitalizzati e gli errori di grammatica ricorrenti

Gli italiani digitalizzati e gli errori di grammatica ricorrenti

Po’ o pò? Ne o né? Sì o si? Nell’era digitale si scrive molto e si legge poco, per cui spesso si è assaliti da dubbi su come si scrive correttamente una parola o su qual è il segno di punteggiatura da utilizzare per scandire il testo in modo adeguato. E pensare che, come afferma Paolo D’Achille, professore ordinario di Linguistica italiana presso l’Università degli Studi Roma Tre, accademico della Crusca e responsabile del Centro di Consulenza linguistica dell’Accademia, avere familiarità con l’universo della lettura e dei libri è il modo migliore per interiorizzare molte norme ortografiche.

Le regole grammaticali imparate a scuola sono ricordi lontani, spesso inafferrabili, e non sempre il correttore automatico è il mezzo più adatto per fugare tali dubbi. In questo articolo vi segnaleremo alcuni fra gli errori più diffusi e vi daremo qualche suggerimento per aiutarvi a recuperare quei ricordi persi nel tempo… Buona lettura!

 

ERRORI PIÙ COMUNI

Da una ricerca condotta lo scorso anno da Libreriamo, in occasione della XVIII Settimana della lingua italiana nel mondo, è emerso che gli italiani nello scritto e nel parlato commettono diversi errori in modo ricorrente. Il campione preso in esame è stato di circa 8.000 persone con età compresa fra i 18 e 65 anni. L’indagine è stata realizzata con la metodologia WOA (Web Opinion Analysis), ossia attraverso un monitoraggio online sulle principali testate di settore, social network, blog, forum e community dedicate al mondo della cultura, e su un panel di 30 esperti tra sociologi e letterati.
Prendendo spunto da alcuni degli errori rilevati da tale indagine, vi daremo qualche suggerimento per aiutarvi a evitare questi e altri errori.

 

ACCENTO O APOSTROFO?

In alcuni casi si fa un uso improprio dell’apostrofo, poiché viene utilizzato al posto dell’accento e viceversa. Questo accade a volte per pigrizia, come nel caso della e maiuscola accentata che viene scritta erroneamente E’ piuttosto che È, semplicemente perché questo carattere non è presente sulla tastiera ma va inserito nel testo attraverso la tabella dei simboli. In altri casi, ahinoi, si tratta di veri e propri errori grammaticali, come l’uso di al posto di po’. Un altro errore ricorrente è scrivere qual’è, ossia con l’apostrofo. La forma corretta è qual è, perché si tratta di un’apocope vocalica.
Ma che funzione ha l’apostrofo quando è posto a destra di una parola? Indica un’elisione, ossia la caduta della vocale finale e crea un collegamento con la parola successiva che inizia per vocale es. un’amica. Nel caso di un amico, invece, l’apostrofo non si mette perché si tratta di troncamento, che indica la caduta della vocale o della sillaba alla fine di una parola (entrambe non accentate).

Come facciamo a distinguere l’elisione dal troncamento? L’elisione si ha solo davanti a vocale e prevede sempre l’uso dell’apostrofo che, come abbiamo detto, lega la parola precedente a quella successiva (es. l’insegnante, dell’uomo, dall’altra parte). Il troncamento, invece, si può avere sia davanti a vocale sia a consonante e non crea legami con la parola successiva. Infatti, a parte alcune eccezioni come ad esempio po’ (che sta per poco), il troncamento non prevede l’uso dell’apostrofo. Alcuni esempi di troncamento sono: un amico, mar Mediterraneo, ciascun esemplare, gran libro.

 

LO METTO O NO L’ACCENTO SU NE?

Quante volte avete visto su un testo online questo monosillabo scritto senza accento (es. ne questo ne quello) o con l’accento sbagliato (es. nè questo nè quello)?
Facciamo un po’ di chiarezza per capire quando l’accento va messo e quando no.

Ne può avere diverse funzioni grammaticali, vediamo insieme quali:

– senza accento può essere un avverbio di luogo e indica allontanamento (es. non me ne voglio andare), oppure un pronome personale (es. non me ne occupo io);
– con l’accento ha funzione di congiunzione e indica negazione (es. non ho né fame né sete). Una raccomandazione: in questo caso usate sempre l’accento acuto, perché la pronuncia della “é” è chiusa!

 

USO LA C O LA Q?

Spesso si fa difficoltà a ricordare quando utilizzare in alcune parole la c, la q o entrambe. Come regolarsi? Partiamo dalle regole grammaticali, per poi passare alle eccezioni di cui la lingua italiana è ricca:

– in una parola se la u è seguita da una vocale, la lettera che la precede sarà una q (es. quadro, quesito);
– se invece la lettera che segue la u è una consonante, allora dovremo usare la lettera c (es. cucire, cucciolo).

Le eccezioni fanno parte di questa splendida lingua, quindi non ci resta che memorizzarle quando le incontriamo e farne tesoro. Vi elenchiamo alcuni esempi:
scuotere, cuocere, scuola, riscuotere, evacuare, innocuo, parole che vogliono la c prima della u anche se dopo questa c’è una vocale.
Abbiamo inoltre un’eccezione unica nel suo genere… la parola soqquadro!

Per finire vi ricordiamo le parole con cq: la nota acqua e i suoi numerosi derivati (es. acquatico, risciacquare, acquazzone ecc.); qualche declinazione di alcuni verbi (es. nacque, piacque, acquistare, acquietato, acquisire ecc.).

 

SU QUI E QUA PERCHÉ L’ACCENTO NON VA?

Vi siete mai chiesti perché su qui e qua l’accento non si mette mentre su e sì?
Sono tutti avverbi di luogo ma, come ci fa notare il professor D’Achille, mentre qui e qua non hanno omografi, e si potrebbero confondere con i pronomi atoni li e la (es. li sento cantare e lì sento cantare; la puoi bere e là puoi bere). Gli accenti ci aiutano quindi a evitare fraintendimenti.

 

LA PUNTEGGIATURA

Anche la punteggiatura non è esente da imprecisioni, errori e trascuratezze. Il fatto che si possa utilizzare liberamente poiché fa parte dello stile di chi scrive, non ci autorizza a infrangere le poche regole che la riguardano. Un esempio fra tutti? È assolutamente vietato separare con una virgola gli elementi di una frase che sono uniti da un punto di vista logico come soggetto, verbo e complemento oggetto. Non posso scrivere ad esempio Marco, ha comprato un libro. E che dire dei puntini di sospensione che vengono inseriti senza limiti quando ne andrebbero utilizzati solo ed esclusivamente tre?
I segni di interpunzione vanno adoperati con criterio, perché hanno l’importante funzione di scandire il testo riproducendo le intonazioni espressive del parlato. Se vi interessa approfondire l’argomento, vi rimandiamo al nostro articolo “Usare la punteggiatura correttamente ti rende autorevole” dove troverete dei suggerimenti utili per far diventare vostri alleati questi simbolini troppo spesso trascurati.

 

IL CONGIUNTIVO E IL CONDIZIONALE: DUE MODI VERBALI IN VIA DI ESTINZIONE…

Ormai da tempo c’è la tendenza diffusa a usare il modo indicativo al posto del congiuntivo e del condizionale es. se me lo dicevi non lo facevo al posto di se me l’avessi detto non l’avrei fatto. Questo è solo uno dei molteplici fenomeni che appartengono al processo di trasformazione che la lingua italiana sta subendo da diversi anni.

Ci piacerebbe dirvi che l’elenco degli errori riscontrati si conclude qui, ma ahinoi così non è quindi la conclusione di questo articolo è solo momentanea… Seguiteci!

 

Autore: Marilena Giovinazzi

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