L'italiano: una lingua in evoluzione - Growell
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L’italiano: una lingua in evoluzione

L’italiano: una lingua in evoluzione

Da diversi anni la lingua italiana sta subendo numerosi cambiamenti; per comprendere le origini di questo fenomeno e fare delle ipotesi sul futuro, è necessario fare un salto indietro nel tempo. Questo ci aiuterà a capire come mai una lingua che per secoli è rimasta racchiusa all’interno dei libri, immutabile, si è fatta strada fra i parlanti fino a diventare la lingua comune a un’intera nazione. Una lingua che gli italiani stanno plasmando per adattarla alle proprie esigenze comunicative.

Mass media: canali di diffusione della lingua italiana

L’italiano per secoli ha subito poche variazioni, poiché a lungo il suo uso è stato limitato a poche persone. Fino al secondo dopoguerra l’italiano era uno solo, ossia quello della tradizione letteraria. Era parlato da poche persone, colte, mentre la maggior parte della popolazione, prevalentemente analfabeta, si esprimeva attraverso i dialetti, diversi da una regione all’altra e non solo. Con il diffondersi dei mezzi di comunicazione di massa (stampa, televisione, cinema, radio ecc.) e con il progresso economico e scientifico, che ha consentito gli spostamenti all’interno della penisola, quella che prima era una lingua elitaria a partire dagli anni Settanta del Novecento è diventata di uso quotidiano per molti. Grazie a radio e televisione l’italiano è entrato nelle case degli italiani. Citiamo fra tutti l’emblematico programma dedicato all’alfabetizzazione degli adulti “Non è mai troppo tardi”, del maestro Alberto Manzi, trasmesso a partire dal novembre del 1960.

Negli anni Settanta con la diffusione delle reti commerciali la funzione pedagogica della TV viene ridimensionata e nel corso degli anni si perderà. Gli studi televisivi vengono aperti al pubblico e si dà spazio a pronunce regionali, espressioni colloquiali e all’uso di modi e tempi verbali non sempre corretti, solo per fare alcuni esempi.
La lingua italiana ha iniziato a trasformarsi discostandosi dall’italiano standard, ossia quello previsto dalla norma che si insegna nelle scuole, nel momento in cui è diventata la lingua parlata da gran parte della popolazione.

Influenza del linguaggio giornalistico sull’italiano

Anche il linguaggio giornalistico, con la sua esigenza di comunicare con rapidità, concisione ed efficacia le notizie, in spazi contenuti, ha modificato l’uso della lingua. Dal punto di vista sintattico snellendo i periodi, limitando l’uso di subordinate; ha esteso l’uso del punto fermo e arginato, via via eliminandolo, quello del punto e virgola.

Per quanto riguarda il lessico ha dato spazio a neologismi e termini tecnici dei linguaggi settoriali: politica, commercio, finanza, pubblicità, sport ecc. Ha dato spazio a vocaboli stranieri, soprattutto inglesi, che a seguito della loro larga diffusione sono entrati a far parte della categoria dei forestierismi. È ricorso all’uso di abbreviazioni come ad esempio moto, bici, auto. Queste variazioni inarrestabili negli anni hanno avuto delle ripercussioni sull’italiano, sia scritto sia parlato.

Italiano neostandard

Nel momento in cui la lingua italiana è diventata di uso comune, i parlanti hanno iniziato a discostarsi dai canoni previsti dalla norma linguistica andando a toccare tutti i livelli della lingua (fonologia, morfologia, sintassi, lessico e testualità). Facciamo alcuni esempi:

– uso dell’imperfetto di cortesia (es. volevo chiederle un favore);
– utilizzo di lui, lei, loro come pronomi soggetto al posto di egli, ella, esso, essa, essi;
– prevalenza dell’impiego di perché con l’esclusione di alternative come poiché, per il fatto che, cosicché;
– uso esteso della congiunzione che, il cosiddetto che polivalente, es. entro che fa freddo, al posto del più corretto entro dal momento che fa freddo;
– per quanto riguarda la morfologia verbale, si ha un uso molto limitato di tempi come il passato remoto (es. due anni fa feci un incidente), sostituito dal passato prossimo (es. due anni fa ho fatto un incidente), o il futuro (es. sabato andrò al cinema) a cui si sovrappone il presente (es. sabato vado al cinema);
– i modi congiuntivo e condizionale spesso sono sostituiti dall’indicativo es. se lo sapevo lo compravo al posto di se l’avessi saputo l’avrei comprato.

L’italiano che si è andato delineando in seguito a queste e altre variazioni che si discostano dallo standard, ma non per questo sono degli errori, ha portato i linguisti negli anni Ottanta a coniare l’etichetta di italiano neostandard.

L’italiano e i nuovi media

Da alcuni anni stiamo assistendo al diffondersi dei cosiddetti nuovi media e a un’ulteriore trasformazione dell’italiano sia scritto sia parlato. Si definiscono nuovi media i social network come Faceboook, Twitter, Friendfeed, Instagram, solo per citarne alcuni, per distinguerli dai mass media (stampa, televisione, radio ecc.). In realtà, come afferma la linguista Vera Gheno,“definire queste forme di comunicazione come ‘nuovi media’ non ha ormai molto senso […] i social esistevano in altre forme sin dall’inizio degli anni Ottanta”.

Il grosso cambiamento si ha all’inizio del Duemila, quando nascono i primi siti con la finalità di creare reti sociali, come Friendster lanciato nel 2002. A seguire, nel 2003, MySpace e Linkedin, e nel 2004 Facebook che per diventare un punto di riferimento dovrà attendere il 2008.
Con la diffusione delle “reti sociali” il numero di persone che usa questo mezzo per comunicare aumenta vertiginosamente, con la conseguente trasformazione della lingua scritta. La diffusione è diventata capillare al punto che non si può più parlare di un unico registro linguistico, ma di numerosi che variano in base ai settori, agli ambienti di conversazione e agli interessi dei fruitori.

L’italiano digitato

È noto da tempo che in Italia si legge poco ma si scrive molto e questo è ancor più vero se si fa riferimento ai social media. L’italiano scritto sui social ha alla base l’italiano neostandard e spesso nelle conversazioni si trovano digitate espressioni tipiche del parlato. Il linguista Giuseppe Antonelli, che da anni studia come si evolve la lingua italiana con la diffusione di Internet, ha definito questa varietà di italiano scritto e-italiano. È la varietà linguistica usata quotidianamente sulle e-mail, le chat, i social network. È un registro linguistico informale che punta all’immediatezza, quindi spesso i testi sono frammentati, incompleti, a volte approssimativi. È una commistione di scritto e parlato che Antonelli definisce la prima varietà di italiano scritto informale, destinata a diventare la lingua del futuro.

Pur condividendo la previsione del professor Antonelli, noi di Growell cerchiamo di non privare troppo questa lingua preziosa delle sue molteplici possibilità. Una lingua dalla grammatica complessa, ricca di sfumature e in grado di dar forma a qualsiasi narrazione, che ha le sue radici nelle opere di tre grandi scrittori: Dante, Petrarca e Boccaccio che ha contribuito a rendere immortali.

Autore: Marilena Giovinazzi

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