Arte e comunicazione di massa da Warhol a Basquiat - Growell
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Arte e comunicazione di massa da Warhol a Basquiat

Arte e comunicazione di massa da Warhol a Basquiat

L’arte è sempre stata una grande fonte di ispirazione per le agenzie pubblicitarie. I reparti creativi hanno attinto idee per anni dai grandi artisti e la pop art, ad esempio, ha fatto della pubblicità un elemento chiave in molte opere conosciute in tutto il mondo.

Tutto ha inizio negli Stati Uniti negli anni Sessanta, e questa corrente artistica diventa il megafono un po’ deformato e decisamente ironico ed estremo della società dell’epoca invasa da nuovi oggetti di uso comune, fumetti e appunto da tanta pubblicità. Quest’ultima accompagna un mondo nuovo che, dopo la seconda Guerra mondiale, sente il bisogno di vivere con leggerezza e futilità la quotidianità.

Nasce quindi la civiltà dei consumi e passiamo dalla propaganda, principalmente politica, alla comunicazione commerciale che, oltre al passaparola e alla radio, può usufruire di un nuovo potente media: la televisione.

In molti casi gli stessi operatori della comunicazione diventano artisti o viceversa. Solo per citarne alcuni, Andy Warhol faceva il grafico e in Italia il più conosciuto dei pubblicitari, Armando Testa, era un pittore. Insomma c’era grande fermento e grande rispetto per i creativi, in qualche caso una sorta di venerazione.

Per tornare a oggi, va detto che il passaggio dall’analogico al digitale non è stato indolore; abbiamo acquisito tanto in termini di semplificazione dei processi e quindi rapidità di esecuzione, per non parlare delle possibilità fornite dal web per quanto riguarda la diffusione del messaggio, ma di certo abbiamo anche perso qualcosa in termini qualitativi.

Per questo pensiamo che quando si presenta l’occasione di rivivere quel periodo così ricco di stimoli, come avviene visitando una mostra, almeno noi operatori della comunicazione dobbiamo coglierla.

A tal proposito vi consigliamo di non perdervi la mostra di Jean-Michel Basquiat, uno dei protagonisti della pop art, che è stata prorogata fino al 30 luglio 2017 presso le sale del Chiostro del Bramante a Roma, a due passi da piazza Navona.

Continuate a leggere l’articolo, che vi fornirà alcune nozioni che vi consentiranno di godere appieno della mostra nei suo aspetti visivi.

Jean-Michel Basquiat: brevi cenni biografici

Nato nel 1960, a 17 anni Jean-Michel Basquiat, assecondando la sua esigenza del tratto, del disegno e il bisogno viscerale di essere artista, esordisce come graffitista riempiendo con le sue creazioni i muri di Manhattan. Si firma con lo pseusomino “SAMO”.

Nel 1978 dopo aver lasciato la scuola e la casa paterna, si mantiene facendo il venditore ambulante di magliette e cartoline. Non avendo un alloggio fisso, per diverso tempo la sua casa diventa un parco di New York.

Appare numerose volte al programma televisivo “TV Party” di Glenn O’Brien e questo gli consente di avere successo negli ambienti culturali dell’Est Village, e di conoscere Michel Holman con il quale fonderà il gruppo musicale “Gray”.

Il talento di Basquiat come musicista, ma soprattutto come artista, gli consente di ottenere un rapido successo e di esporre le sue opere nelle più importanti gallerie d’arte di New York. Nel 1982 entra nella Factory di Andy Warhol, e l’amicizia con il principale esponente della pop art americana avrà un’enorme influenza sulla sua opera e darà il via a una lunga collaborazione fra i due.

L’artista inizierà a esporre anche nelle altre capitali europee e diventerà, insieme al giovane amico Keith Haring, la figura più importante dell’arte contemporanea degli anni Ottanta di New York.

La tendenza alla depressione, alla paranoia, la paura della solitudine che lo hanno accompagnato per tutta la vita si accentuano dopo la morte dell’amico Andy Warhol avvenuta nel 1987, e l’anno successivo Basquiat muore prematuramente per un’overdose di eroina.

Le opere di Jean-Michel Basquiat in mostra al Chiostro del Bramante

Fino al 30 luglio, presso il Chiostro del Bramante, è possibile ammirare circa 100 opere dell’artista newyorkese di origini afroamericane Basquiat, realizzate fra il 1981 e il 1987 e provenienti dalla vasta raccolta di arte contemporanea Mugrabi Collection di New York.

Le opere in esposizione sono olii, acrilici, disegni, alcune importanti collaborazioni con Andy Warhol, serigrafie e ceramiche, che mettono a nudo le inquietudini esistenziali di questo artista dalla vita turbolenta, segnata da una serie di eventi drammatici. In esse l’aspetto tribale si intreccia a quello spirituale e a elementi che appartengono alle tecnologie, alla scienza, al consumismo e che danno espressione a una nuova visione artistica.

Assecondando l’istinto irrefrenabile del segno e del colore, le opere di Basquiat, nelle quali pittura, scrittura e musica si compenetrano, diventano espressione di denuncia sociale e di protesta nei confronti delle strutture del potere e del razzismo, frutto del suo forte senso di appartenenza alla cultura afroamericana.

Nelle sue opere, tra segno, materia, riuso di materiali di scarto e ricerca continua, prendono forma astrattismo e figurativismo neoespressionista.

Le opere in esposizione partono dal 1981-1982, e in esse l’artista raffigura volti come maschere e figure scheletriche; immancabile è la presenza della scrittura, elemento costante nelle sue opere.

Al 1983-1984 appartengono le ceramiche esposte nelle quali sono raffigurati i volti di grandi artisti di varie epoche, oltre  alla suggestiva serie “Anatomy” (1982), dove convivono parti del corpo umano e parole. Fonte di ispirazione di quest’ultima opera è il testo medico illustrato “Gray’s Anatomy” (letto a sette anni durante la convalescenza successiva a un incidente stradale), dal quale deriva anche “Gray”, il nome del gruppo musicale fondato con Michael Holman.

C’è infine la serie delle “Collaborations” (1984-1985) tra Basquiat e Andy Warhol, che dà un nuovo input creativo al re della pop art, che non dipingeva da tempo, ma è soprattutto molto importante per la crescita professionale del giovane artista. Quando però il “New York Times” lo definirà «la mascotte di Warhol», Basquiat interromperà ogni successiva collaborazione con lui.

La vita breve ma intensa del giovane artista newyorkese, che lo accomuna al medesimo destino di due grandi artisti del mondo della musica quali Jim Morrison e Kurt Cobain, ha lasciato un segno indelebile nell’arte contemporanea.

Fonti: (http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1943&biografia=Jean-Michel+Basquiat), (http://www.chiostrodelbramante.it/post_mostra/jean-michel-basquiat-new-york-city/)

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