Google Bard vs ChatGPT: una sfida a colpi di intelligenza artificiale - Growell
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Google Bard vs ChatGPT: una sfida a colpi di intelligenza artificiale

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Google Bard vs ChatGPT: una sfida a colpi di intelligenza artificiale

Il mondo delle comunicazioni sta cambiando. O meglio, si sta evolvendo. Nessuno può prevedere il futuro, ma chi il futuro lo sta costruendo, come Google (il colosso del web che tutti usiamo) o Open AI (realtà non profit fondata da Elon Musk e Sam Altman sulla quale Microsoft ha investito), un’idea su come sarà ce l’ha e come. Secondo i due giganti tech degli Stati Uniti, le comunicazioni del futuro saranno ricche di intelligenza artificiale. Ma di cosa si tratta esattamente? E perché tutti ne parlano? Sul web c’è molta trepidazione, e anche un po’ di confusione, riguardo all’avvento di ChatGPT di OpenAI e presto di Google Bard. Mentre c’è chi si aspetta la realizzazione di qualche sogno di fantascienza, la realtà è più misurata, sebbene decisamente meritevole di attenzione e interesse. 

Le caratteristiche di Google Bard e ChatGPT

Sebbene Google Bard offra un’ampia gamma di funzionalità di ricerca e comunicazione, ChatGPT rappresenta un’innovazione differente. Mentre Google Bard si concentra principalmente sulla ricerca istantanea e la comunicazione, ChatGPT si baserebbe su un modello di linguaggio avanzato sviluppato da ad hoc.

Entrambi i sistemi comunque promettono uno scambio di informazioni con gli utenti, guidato dalla AI (Artificial Intelligence). Questo significa che gli stessi, usando queste app in modalità chat, riceveranno una risposta più “umana” possibile ai loro quesiti. Per esempio, le informazioni su concetti complessi potranno essere richieste in maniera semplificata per essere comprensibili anche ai bambini, oppure si possono richiedere contenuti con un taglio più tecnico o giornalistico per specifiche esigenze. Fondamentalmente, l’uso dell’AI permetterà a Google Bard e ChatGPT di leggere e “collezionare” quantità incredibili di informazioni, con la possibilità di apprenderne velocemente di nuove. Saranno così in grado di generare testo, tradurre lingue, scrivere diversi tipi di contenuti creativi e rispondere alle domande degli utenti in modo informativo e soprattutto veloce, molto veloce. Trasformeranno tutte le informazioni in una immensa “memoria artificiale” dalla quale poi l’AI attingerà in maniera “intelligente” per rispondere, cercando di rendersi il più utile possibile. O perlomeno questa è l’intenzione dei progettisti.

Per rendere tale intenzione una realtà è però facile immaginare quanto sia importante la qualità del contenuto da cui l’intelligenza artificiale attingerà, ma soprattutto molto dipende dalla qualità delle domande. Informazioni fasulle o imprecise saranno collezionate con tutto il resto e fornite senza discernimento? L’intelligenza artificiale, per quanto simuli al meglio quella umana, non è in grado di capire cosa sta fornendo, sarà quindi l’uso della vera intelligenza umana a dover intervenire. 

Ne consegue che, per esempio, Google Bard, per funzionare bene come promesso, dovrà usare il suo algoritmo per dare sostanziale precedenza ai contenuti di maggiore qualità che troverà su Internet. Più intelligenti e utili saranno i materiali disponibili, più l’AI sarà davvero intelligente e di supporto agli utenti, ma conta molto come verranno poste le domande prompt. Come ogni innovazione che si rispetti, la differenza la farà il modo in cui verrà utilizzata. Al momento non sembra possa sostituire integralmente un copy writer, un giornalista o un creatore di contenuti in generale. Sembra più un supporto, ma va detto che tutti i riscontri del caso sono d’obbligo. In ogni caso, possiamo affermare che si preannuncia una vera e propria rivoluzione dopo quella di Internet. Ma è tutto in divenire, prossimamente ne sapremo sicuramente più di oggi. Che il futuro abbia inizio!

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