Acronimi e abbreviazioni: copy editing www.growell.it
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Abbreviazioni e acronimi: qualche suggerimento utile

Abbreviazioni e acronimi: qualche suggerimento utile

Spesso vi sarà capitato, scrivendo dei testi, di abbreviare delle parole o di usare delle sigle per risparmiare spazio e sicuramente, almeno una volta, vi sarete chiesti: “Quale forma devo utilizzare per accorciare questa parola? Come si scrive questa sigla?”.

Partiamo innanzi tutto dalla distinzione fra abbreviazione e acronimo. La prima è la forma abbreviata di un vocabolo e, contrariamente all’acronimo, può includere anche lettere minuscole. L’acronimo invece è di norma formato da alcune lettere, maiuscole e non separate da punti, che sono le iniziali del nome complesso di una società, un ente, un esame diagnostico ecc. Come le abbreviazioni, anche gli acronimi si usano per risparmiare spazio ma, contrariamente alle prime, i secondi si usano oltre che nello scritto anche nel parlato.

Qual è la forma corretta delle abbreviazioni?

Non c’è un solo modo per accorciare le parole, vediamo insieme i casi più comuni:

    • in genere si scrive la parte iniziale del vocabolo e alla fine si mette il punto: ecc. (eccetera), dott. (dottore), sec. (secolo). A volte il punto alla fine può essere messo oppure no (come nel caso di dr., che si può scrivere con o senza punto e con l’iniziale maiuscola o minuscola).
    • Si può ricorrere a una contrazione unendo la parte iniziale della parola e quella finale: sig.ra (signora), p.zza (piazza), dott.ssa o dr.ssa (dottoressa); tuttavia non c’è una regola precisa in merito all’uso dei punti. In alcuni casi avremo un punto che separa la parte iniziale da quella finale (come negli esempi indicati), mentre in altri no come in ca (circa). Inoltre a volte si mette il punto alla fine, altre no: ca, che sta per ‘circa’, si può scrivere sia con il punto finale, sia senza; h (ora).
    • Contrariamente agli acronimi, nelle abbreviazioni si mettono le maiuscole solo se il vocabolo che viene abbreviato si scrive in maiuscolo: a.C. (avanti Cristo).
    • E che dire delle locuzioni? Si possono abbreviare anche quelle! Per farlo è sufficiente accorciare tutte le parole di cui sono formate: N.d.A. (Nota dell’Autore), s.l.m. (sul livello del mare).

 

Il plurale nelle abbreviazioni

La forma abbreviata delle parole si riferisce in genere sia al singolare sia al plurale. In pochi casi si hanno anche le forme plurali, il cui uso è ormai consolidato, ottenute raddoppiando una consonante: pp. (pagine), voll. (volumi), segg. (seguenti).

Acronimi

Abbiamo detto che gli acronimi di norma sono formati dalle iniziali delle parole che compongono il nome di enti, società ecc. e si scrivono in maiuscolo senza punti (ASL, AIC, MIUR, ACI). Eventuali preposizioni, congiunzioni o articoli presenti nella denominazione vengono omessi. Ma quali attenzioni dobbiamo avere quando li inseriamo nei nostri testi? Gli acronimi sono numerosi e alcuni appartengono a settori specialistici, a volte noti solo agli “addetti ai lavori”. Se inseriamo quindi nel nostro testo un acronimo poco conosciuto, dobbiamo scioglierlo la prima volta che compare scrivendo tra parentesi tonde, dopo la sigla, l’espressione per esteso. Esempio: AIDA (Attention Interest Desire Action). Le volte successive è sufficiente scrivere solo la sigla.

Anche gli acronimi hanno delle eccezioni! Ce ne sono alcuni percepiti come parole normali, per cui vengono scritti con l’iniziale maiuscola se nomi propri (Unesco) o con tutte le lettere minuscole se si tratta di un nome comune (sms).

Come abbiamo visto, per scrivere abbreviazioni e acronimi le possibilità sono diverse e ci sono anche delle eccezioni; questo però non deve mettervi in difficoltà. Se avete dei dubbi, c’è sempre un dizionario che può correre in vostro aiuto! Potete consultare il vocabolario “Treccani” on line (https://www.treccani.it/vocabolario/), accurato, aggiornato e gratuito. Un consiglio però, una volta scelta una forma fra quelle possibili, per una questione di uniformità usate sempre la stessa nel testo che state scrivendo.

Fonti: M. Beltramo, M.T. Nesci, Dizionario di stile e scrittura, Zanichelli editore s.p.a., Bologna 2011, pp. 27-51.

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