Più vero del vero! - Growell
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Più vero del vero!

Più vero del vero!

Nell’ultimo articolo pubblicato sul nostro blog in occasione della mostra romana di Jean-Michel Basquiat, curata da Gianni Mercurio, abbiamo accennato alla pop art e alle contaminazioni tra arte e pubblicità nella società dei consumi, che ha vissuto il suo big bang negli anni Sessanta.

Oggi, in occasione del nostro annuncio di “chiusura per ferie” (caratterizzato da un visual con una foto, che ho scattato di recente nella storica piazzetta di Capri, dell’opera “Survival of Serena” dell’artista contemporanea Carole A. Feuerman) parliamo dell’iperrealismo, anch’esso influenzato dal mondo della pubblicità.

Chi è Carole Feuerman?

La Feuerman, nata nel 1945, è considerata tra le maggiori scultrici iperrealiste americane. Nel 2004 ha partecipato alla mostra collettiva “An American Odyssey 1945-1980“, alla quale hanno partecipato gli artisti americani più promettenti del secondo dopoguerra. Oltre a essere presenti nelle più prestigiose gallerie d’arte del mondo, le sue sculture sono esposte in musei come il Metropolitan di New York e l’Hermitage di San Pietroburgo. Tra i collezionisti privati possessori delle sue opere emergono personaggi di spicco come Bill Clinton, Michail Gorbaciov e l’imperatore del Giappone.

Le opere in resina di Carole realizzate per mezzo di calchi in silicone, che inizialmente coinvolgono direttamente i soggetti ritratti, trasmettono sostanzialmente un senso di appagamento, una sorta di piacere disinteressato che, grazie all’inserimento dei numerosi dettagli e alla perfezione delle forme, diventa quasi tangibile.

L’iperrealismo

A decretare la nascita di questa corrente artistica, derivata dalla pop art, è la mostra del 1964 “The Painter and the Photograph” allestita presso l’Università del Nuovo Messico di Albuquerque, ma è nei primi anni Settanta che il movimento diventa internazionale. Il termine hyperréalisme nasce in Europa, coniato dal gallerista francese Isy Brachot come nome della sua galleria di Bruxelles.

Cercare la perfezione riproducendo in modo maniacale la realtà, ma spesso andando oltre, è lo scopo degli iperrealisti. Osservando i dipinti o le sculture di questi artisti, si ha la sensazione di guardare una realtà talmente nitida da superare una fotografia in alta definizione. Parliamo di un tale livello di dettagli, che spesso si vive l’illusione di una realtà impercettibile all’occhio umano: la goccia d’acqua, il dettaglio dell’epidermide che forma la singola ruga di un volto rappresentato in primissimo piano, le trame che formano i tessuti, gli oggetti presenti nella scena e ciò che riflettono, la tensione narrativa generata dai contrasti del sangue su una candida pelle di bambino. Tutto è orientato ad andare oltre il vero, con l’aggiunta di elementi di natura emotiva a implementare un’illusione visiva già di per sé destabilizzante. Sono questi elementi che differenziano l’iperrealismo dal fotorealismo il quale non aggiunge, ma attraverso tecniche pittoriche e grafiche riproduce letteralmente la realtà.

Alcuni artisti di riferimento

Tra i fondatori del fotorealismo ricordiamo l’americano Richard Estes, che alla fine degli anni ’80 si specializza in paesaggi urbani carichi di dettagli.

Per l’iperrealismo, invece, di fondamentale importanza è l’austriaco Gottfried Helnwein, il quale attraverso immagini dirompenti e drammatiche provoca l’opinione pubblica su tematiche dalla forte carica emotiva come quelle relative agli abusi sui minori, alla guerra e alla povertà. Poi c’è chi sceglie la scultura come John De Andrea, californiano di origini italiane, che predilige i nudi femminili con l’intento di scatenare nell’osservatore una naturale attrazione fisica. La spasmodica ricerca del reale, oltre a veri abiti, lo porta a usare capelli umani. L’estremo realismo dei soggetti conferisce loro una sorta di eterna immobilità, mista a una insolita carica sensuale. Duane Hanson, altro scultore statunitense, sceglie di rappresentare la quotidianità attraverso persone comuni riprodotte fedelmente in resina e poliestere con tanto di abiti e accessori, spesso in azioni lavorative o mentre fanno la spesa. La sua peculiarità consiste nel mettere queste figure in giro per lo spazio espositivo, sorprendendo i visitatori che spesso sono costretti ad accertarsi se si tratta di esseri umani o riproduzioni.

Il fotorealismo nella pubblicità

Queste correnti artistiche hanno influenzato molto anche il mondo professionale. Chi ha lavorato nei settori della grafica e della pubblicità di 35, 40 anni fa ricorderà le illustrazioni pubblicitarie fotorealistiche dei primi anni ’80, che riproducevano fedelmente prodotti attraverso specifiche tecniche o attraverso strumenti come l’aerografo. Quest’ultimo attraverso la nebulizzazione del colore e delle maschere consentiva di riprodurre sfumature molto vicine alla realtà.
Le immagini prodotte con queste tecniche illustrative erano così accattivanti e adatte al tipo di pubblicità patinata in voga in quel periodo, che spesso si preferivano al classico still life, una tecnica fotografica da studio che a certi livelli utilizzava il banco ottico, una speciale e costosa fotocamera professionale a soffietto utilizzata anche in seguito nella versione digitale.

E poi arrivò il digitale

Tutte queste capacità grafiche manuali di lì a qualche anno lasceranno il posto ad applicazioni informatiche in grado di ottenere risultati simili in molto meno tempo e con risorse umane limitate.
Nel 1990, infatti, la Adobe Systems Incorporated™ lancia sul mercato un software proprietario in grado di rielaborare e ritoccare fotografie, capace di emulare tecniche pittoriche e grafiche attraverso filtri e strumenti. Il suo nome è Adobe Photoshop® e ormai da molti anni è considerato il programma professionale più usato per la manipolazione digitale delle immagini, sia a livello professionale sia amatoriale.

Growell si avvale di illustratori che, attraverso uno stile contemporaneo e tecniche miste sia manuali che digitali, vanno incontro alle esigenze creative del cliente a partire dalla progettazione dei personaggi, fino ad arrivare ai layout definitivi forniti in vari formati e utilizzabili sia nella stampa che sul web. Se vuoi saperne di più contattaci.

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